Morale e compassione: misure di umanità
Sta a noi scegliere se usarle per giustificare o per trasformare
Mi sono gustato il TED Talk di Lewis Bollard e sono rimasto colpito dalla sobrietà e al tempo stesso dalla forza del messaggio.
Lewis è una figura di grande spessore nel campo dell'impact investing e dell'animal welfare, e il suo intervento mette i puntini sulle “i” in un modo che raramente si vede quando si parla di questi temi.
Con un ragionamento limpido, Lewis dimostra che abbiamo imparato a normalizzare il dolore e la sofferenza altrui, e che gli allevamenti intensivi ne rappresentano una delle forme più estreme.
Non utilizza toni da moralizzatore, non chiede indignazione, anzi, al contrario, si premura di non esagerare con le immagini sensibili che mostra. E questo dettaglio rende il suo intervento ancora più autorevole.
Ciò che mi ha colpito è l'invito a riflettere su ciò che distingue la specie umana da tutte le altre: la morale.
Non l'intelligenza, la forza o la capacità di adattamento. Bensì, la morale.
E allora Lewis dice: “Usiamola, questa morale!”
La morale non è un accessorio dell'intelligenza, è la sua prova più elevata.
Questo punto viene dimenticato troppo spesso, e invece dovrebbe essere al centro di ogni nostro ragionamento.
Abbiamo costruito un sistema che misura tutto, tranne la compassione. Un sistema che chiama necessità ciò che è puro sfruttamento, e tradizione ciò che è sofferenza resa routine.
Mentre la tecnologia e la scienza fanno passi da gigante, la nostra coscienza collettiva resta addormentata dal marketing e dalla distanza artificiale tra chi consuma e chi subisce.
Lewis ci mette di fronte a una verità scomoda che conosciamo e che preferiamo ignorare.
Mostrare la sofferenza non è estremismo, è verità. Parlare di sofferenza degli animali (come fanno i ragazzi di Animal Equality Italia) significa parlare di giustizia, libertà e coerenza, della nostra capacità o meno di vivere in armonia con ciò che diciamo di essere.
Chi lavora ogni giorno con la realtà nascosta degli allevamenti lo sa bene. Gli allevamenti intensivi si muovono nell'oscurità proprio per manipolare poteri forti e difendere le proprie posizioni, ma possiamo portare luce in quell'oscurità.
Il bello è che possiamo decidere diversamente.
Il cambiamento non è che l'attuazione di una serie di scelte pratiche, di distribuzione delle responsabilità.
Chi guida aziende può riallineare incentivi e supply chain.
Chi governa può fissare standard e rimuovere sussidi distorsivi.
Chi investe può spostare capitale.
Ognuno di noi può scegliere cosa mettere nel piatto e cosa sostenere con il voto.
Non basta capire, bisogna scegliere.
E scegliere con morale e compassione è il nostro atto più umano.
Ogni gesto, ogni scelta, ogni silenzio contribuisce a definire il mondo che lasceremo.
Io ho scelto il mio campo da oltre un decennio e non è una questione di alimentazione. È una questione di coerenza tra ciò che penso e ciò che faccio, tra i valori che professo e le azioni che compio ogni giorno.
Invito chiunque legga queste righe a riflettere, a non lasciare che questo tema resti nell'ombra.
Ricordando che la morale è la manifestazione più alta della nostra umanità.
Ma se non si traduce in scelte, resta sterile teoria, e la compassione è la misura di quelle scelte.
Scegliere con morale e compassione non è un atto di debolezza, è l’atto che definisce il nostro livello di umanità. Per questo sta a noi scegliere se usarla per giustificare o per trasformare.
