Il mindset vincente nella leadership
Lo spunto di questo episodio - il 14° - viene dall’evento online al quale sono stato invitato pochi giorni fa per stimolare la riflessione sul ruolo della leadership di fronte a investimenti in tecnologie o infrastrutture.
Il contesto era quello del programma internazionale italo francese Interreg-Easylog sul futuro del trasporto intermodale, al quale hanno partecipato i porti di Livorno, Piombino, La Spezia, Savona, Olbia, Bastia, Nizza, l’università di Genova, di Cagliari, le camere di commercio di Sassari, Maremma e Tirreno, Riviera Ligure, Savona.
Penso alle aziende e alle istituzioni di un settore così fortemente regolamentato come quello del trasporto marittimo, che si confrontano su una nuova piattaforma digitale per automatizzare i flussi di ingresso e uscita delle merci dai porti.
Ma penso anche ad altri settori e a molte altre realtà imprenditoriali, dove la leadership è chiamata a prendere decisioni sugli strumenti da adottare e a fare investimenti profittevoli.
Tra le molteplici caratteristiche del ruolo della leadership spicca la capacità di fermarsi per leggere e comprendere in anticipo i segnali di cambiamento, per prendere le migliori decisioni che riguardano il presente e il futuro, per utilizzare al meglio gli strumenti, per trarre il massimo beneficio dagli investimenti.
Mi viene in mente un’associazione di idee con un’immagine molto significativa: lo sguardo di David, il capolavoro di Michelangelo, come una bellissima rappresentazione dell’atteggiamento del leader.
Nello sguardo del giovane David ammiriamo la calma del coraggio di chi ha appena deciso di cambiare le regole del gioco prima che qualcuno lo faccia al suo posto.
Ma soprattutto, e questo è l’aspetto più importante, il duello tra David e Golia evidenzia come la vittoria non dipenda affatto da una questione di strumenti (quindi di equipaggiamenti, infrastrutture e tecnologie), ma dipenda soprattutto dal mindset vincente, dall’approccio mentale che si decide di mettere in atto.
Purtroppo, il fatto che sempre più aziende scompaiono dalla scena sia a livello globale che a livello locale più vicino a noi, dimostra come a queste realtà molto più delle risorse per cambiare è mancata la mentalità vincente, in altre parole, è mancata la cultura dell’innovazione. Tuttavia l’estinzione di un certo numero di aziende è un fatto fisiologico e come dice David Rose, ogni realtà imprenditoriale progettata per il successo nel secolo scorso è destinata al fallimento nel XXI secolo se non adatta il proprio modello organizzativo alla nuova realtà.
Il messaggio di fondo è che si sono estinte perché sono state incapaci di leggere e interpretare i segni del cambiamento e hanno finito per esserne travolte. Per fortuna nello stesso momento assistiamo anche alla nascita di altre aziende capaci di capire con anticipo i segni del cambiamento e che grazie al nuovo modello organizzativo competono e prosperano anche in un contesto incerto o imprevedibile come quello attuale.
Un esempio dell’importanza della cultura dell’innovazione come margine competitivo delle aziende vincenti di oggi, ci viene suggerito osservando il dominio dei grandi brand globali fondato tutto sulla loro abilità a definire continuamente i confini del mercato, molto più che sui prodotti o servizi che ci propongono.
Il loro è un dominio radicato nella mentalità innovativa, nella cultura del cambiamento che hanno creato dalla quale derivano i prodotti e i servizi di successo che apprezziamo e alla quale - questa è la bella notizia - chiunque è libero di ispirarsi. Tutti ci possiamo ispirare a questa cultura dell’innovazione e delle idee nei nostri progetti imprenditoriali.
Anche perché, per tutti noi, sin dall’inizio la reazione a qualsiasi proposta innovativa è sempre di un certo distacco malgrado il vantaggio evidente che potrebbe portarci.
È naturale che sia così perché per istinto preferiamo situazioni stabili, prevedibili a situazioni instabili o imprevedibili. Siccome le aziende sono gruppi organizzati di persone, la loro reazione è simile: il loro sistema immunitario neutralizza qualsiasi elemento di discontinuità (progetto innovativo) proprio come accadde a Kodak con la macchina fotografica digitale. Dagli anni 70 ne avevano il brevetto ma hanno preferito lasciarlo nel cassetto per non rovinare il business principale delle pellicole analogiche. Un errore che nel 2012 costò a Kodak la bancarotta.
Un errore fatale per chiunque nel contesto della quarta rivoluzione industriale caratterizzata non da una tecnologia in particolare, ma da un gruppo di tecnologie tutte in forte accelerazione, tutte convergenti tra loro che creano un effetto dirompente che ci disorienta semplicemente perché è imprevedibile. L’imprevedibilità è la costante del momento.
In migliaia di anni il nostro cervello si è evoluto per gestire al meglio situazioni di stabilità e ora si trova confrontato in una realtà dinamica, fluida, in accelerazione ed ha bisogno di sviluppare nuove abilità.
L’imprevedibilità è la costante che incontriamo in ogni ambito della nostra vita. Si pensi allo sviluppo dei prodotti tecnologici: la miniaturizzazione dei supporti di memoria inversamente proporzionale alle loro capacità. Alla sfera dei lavori e delle professioni: scompaiono vecchie professioni e contemporaneamente ne nascono altre.
L’imprevedibilità coinvolge soprattutto la capacità delle aziende di intercettare per tempo da dove verrà il prossimo concorrente, da dove può venire la prossima minaccia prima che sia troppo tardi. Mentre in un passato recente i concorrenti provenivano dallo stesso settore o mercato, oggi possono provenire da qualsiasi settore.
L’esempio di BMW è emblematico: sette anni fa sarebbe stato impensabile immaginare che nel 2019 un produttore di batterie avrebbe superato la casa automobilistica tedesca in capitalizzazione di mercato e per numero di vendite delle berline di lusso proprio nel vecchio continente, praticamente in casa BMW. Eppure questo è proprio quello che è successo.
Tornando alle scelte strategiche sugli investimenti in tecnologie o nelle infrastrutture nel settore del trasporto marittimo o in tutti gli altri settori, oggi più che mai occorre una leadership coraggiosa, consapevole che il percorso di trasformazione della cultura del cambiamento e dell’innovazione è lo strumento più efficace per valorizzare gli investimenti e l’uso degli strumenti tecnologici.
Perché oggi o si è portatori di cambiamento o si finisce per subirlo e per esserne travolti. Non esiste una via di mezzo.