Un architetto che progetta innovazione
L’argomento di questo episodio è qualcosa a cui tengo molto: illustrare il profilo dell’architetto dell’innovazione, cosa significa e cosa faccio. Non mi capita spesso infatti di spiegare la figura dell’architetto dell’innovazione e sono contento di farlo ogni volta che ne ho l’opportunità.
Premetto che non sono laureato in architettura ed è mio dovere precisarlo per non millantare crediti. Tuttavia nel mese di aprile scorso sono stato intervistato dall’architetto Edmondo Jonghi Lavarini di Monza, curatore di un podcast su innovazione e creatività, mi disse di non preoccuparmi perché neppure Le Courbusier era laureato in architettura e neppure Leonardo. Avere la laurea in architettura è importante per svolgere la professione di architetto e su questo non c’è dubbio, ma architetto può essere chiunque guarda in avanti, innova e scatena la creatività nei suoi progetti. Ed io ci rientro in pieno.
Considera che viviamo in un periodo in cui vediamo scomparire lavori, mestieri e professioni quasi ogni giorno e quasi ogni giorno, grazie all’evoluzione delle tecnologie, assistiamo alla nascita di nuove professioni e di nuovi lavori.
La definizione di architetto dell’innovazione in effetti è originale: l’ho fatta subito mia perché mi rispecchia in modo preciso. Infatti sono una persona molto creativa, ho un metodo per sviluppare progetti di trasformazione culturale e di innovazione e ho una didattica che combina esperienza e competenze.
Scusa se ti interrompo Luca, ora che l’hai citato, vorrei capire come mai si parla sempre di più di creatività? Ma in che senso devo essere creativo scusa? Se non so disegnare e non ho nessun senso artistico, come faccio a essere creativo o a considerare la creatività un valore utile nel mio lavoro?
Vedi la creatività va ben oltre saper disegnare o l’estro artistico di un musicista o di uno scultore. Quando si fa riferimento alla creatività si pensa allo stato iniziale che abbiamo attraversato tutti quando eravamo piccoli e ci bastava immaginare che una pentola fosse un elmetto e il manico della scopa un razzo per essere astronauti esploratori. La nostra immaginazione non aveva limiti. I limiti sono arrivati con la scuola e con le relazioni sociali (familiari e non), ma in realtà quella capacità di immaginare non ci ha mai abbandonato, è sempre lì dentro di noi che aspetta di essere ripescata e di aiutarci a vedere le cose con uno sguardo nuovo.
Per riattivare l’immaginazione, che è la molla che fa scattare la creatività, non sei chiamato a fare viaggi o a esplorare mondi lontani: devi solo guardare quello che ti circonda con uno sguardo nuovo, devi guardare quello che conosci meglio di chiunque altro, il tuo mondo e il tuo ambiente di lavoro, con uno sguardo diverso per cogliere elementi nuovi, per raccogliere spunti e idee che diversamente andrebbero persi.
A differenza dell’immaginazione, la creatività implica fare, creare qualcosa che traduce in realtà ciò che hai immaginato. Infatti immaginare senza la creatività è improduttivo: potresti passare un giorno intero a immaginare qualcosa senza fare nulla. Oppure puoi immaginare qualcosa e dopo cercare soluzioni per realizzarla. Sono due cose diverse.
Questa è la mia personale definizione di creatività:
“La creatività è l’intelligenza che si diverte a combinare insieme elementi della realtà in modo nuovo e utile.”
Questa è la mia definizione di creatività che fonde le definizioni di due grandi fisici matematici: Einstein e Poincaré.
“La creatività è l’intelligenza che si diverte” è di Einstein, mentre la seconda è di Poincaré.
Combinare elementi della realtà significa guardare ciò che esiste già per combinarlo in modo nuovo e utile, ovvero che crea valore. Pensa allo smartphone che non ha inventato il telefono ma che ha combinato elementi che esistevano già, in modo nuovo e utile.
Per riprendere il filo del discorso sulla novità della definizione dell’architetto dell’innovazione, faccio un breve passo indietro per sottolineare l’importanza degli architetti nella storia della civiltà. La figura dell’architetto ha sempre ricoperto un ruolo importante in ogni epoca della storia perché ha contribuito a modellare paesaggi, a definire spazi urbani e non urbani con opere che hanno attraversato anche i millenni.
La caratteristica del lavoro degli architetti nella storia dell’umanità è sempre stata di anticipare il futuro alle generazioni di loro contemporanei, attraverso le opere che lasciavano. Questo vale dalle civiltà della Mesopotamia sino a Gustave Eiffel alla fine del diciannovesimo secolo. Scelgo proprio il suo esempio per dimostrarti quanto sia profonda e vera la citazione di un famoso architetto inglese del secolo scorso, Sir Denis Lasdun, il quale diceva che:
il lavoro dell’architetto consiste nel fornire al cliente non ciò che vuole, ma ciò che non ha neppure mai sognato e quando lo ottiene capisce di averlo sempre desiderato.
Ora pensa alla torre Eiffel: quando fu costruita fu considerata un insulto, un obbrobrio per la città. Oggi prova a immaginare Parigi senza la torre Eiffel! Semplicemente impossibile.
Ecco cosa intendevo quando ti dicevo prima che con le loro opere gli architetti preparano le generazioni di contemporanei al futuro. E qui si innesta il parallelo con la figura dell’architetto del business. La figura dell’architetto del business nasce dall’esigenza di preparare imprenditori, professionisti, commercianti al futuro del business in un contesto sempre più imprevedibile e instabile a causa dell’impatto dirompente delle tecnologie in accelerazione che trasformano il mondo.
Il suo ruolo è progettare e realizzare uno spazio su misura nel quale il cliente può potenziare la competitività del suo business o di qualsiasi tipo di attività che svolge o di progetto che vuole intraprendere.
Oltre questa sua funzione ce n’è un’altra: perché il podcast si chiama Reinventa il tuo business?
Perché voglio reinventare o immaginare un modo più autentico di fare business che diffonda una nuova cultura dell’innovazione e aumentare la percentuale di successo di ogni tipo di iniziativa imprenditoriale profit e no-profit.
Devi sapere che solo il 25% delle iniziative imprenditoriali giunge al quinto anno di attività: l’impatto socio economico di questo dato come puoi immaginare è ampiamente sottovalutato. Quindi aumentare questa percentuale di successo è fondamentale perché sono convinto che aiutare aziende e persone a sviluppare il DNA vincente delle loro iniziative o attività imprenditoriali sia lo strumento su cui fare leva per diffondere una nuova cultura dell’innovazione.
Credimi, sono ancora molte le realtà di ogni dimensione ancorate a schemi di pensiero lineare che confidano nella ripetitività e prevedibilità del contesto, con l’unico risultato di perdere sempre più competitività. Questo è il tempo di scelte coraggiose e responsabili: per ottenere risultati diversi dal passato, occorre fare qualcosa di diverso dal passato.
L’architetto dell’innovazione progetta lo spazio nel quale l’innovazione fiorisce e si diffonde e proprio come nel disegno di un grattacielo o di un nuovo palazzo si trovano elementi strutturali fondamentali e zone ben precise, così questo spazio è caratterizzato da percorsi, strategie e tattiche indispensabili per assicurare la massima competitività anche in futuro.
Spero di avere risposto alla tua domanda sulla figura dell’architetto dell’innovazione.
L’architetto dell’innovazione lavora per tutti coloro i quali vogliono avviare progetti imprenditoriali di ogni tipo (anche no-profit) e vogliono essere sicuri di partire con il piede giusto, di capire da subito cosa occorre per essere e per rimanere competitivi creando valore per tutti.
Come dicevo in un altro episodio (il terzo, quello sulla dicotomia dell’innovazione), l’innovazione oggi è talmente complessa che la sua gestione non può essere improvvisata dall’imprenditore o titolare già sommerso da mille cose e responsabilità, tanto meno, nelle aziende un po’ più strutturate, non può essere demandata al solito responsabile marketing o a quello della tecnologia entrambi già oberati.
Inoltre nelle micro realtà (che sono la maggior parte del tessuto economico) oggi la figura del “one-man-show” che decide tutto ha bisogno più che mai del parere esterno di una persona di fiducia.
Quindi in conclusione l’architetto dell’innovazione affianca e coadiuva sia il titolare di una realtà un pochino più strutturata che quello di una micro azienda o di un’attività professionale con l’obiettivo di migliorare la competitività di un’iniziativa esistente o di una nuova, definendo e realizzando quello spazio nel quale gestire l’innovazione e dal quale diffondere una nuova cultura dell’innovazione.
Crediti foto Sagrada Familia: Di Bernard Gagnon - Opera propria, CC BY-SA 3.0
Crediti foto Marina Bay: Di Zairon - Opera propria, CC BY-SA 4.0